lunedì 31 dicembre 2012

Menzione d'onore al Premio Eleonora Duse 2012


Lunedì 29 ottobre 2012 ho ricevuto la menzione d'onore come attrice emergente alla 27^ edizione del Premio teatrale Eleonora Duse, riconoscimento ideato nel 1986 e riservato all’attrice di teatro maggiormente distintasi nel corso della stagione di prosa 2011/2012.
La giuria composta da Magda Poli (Presidente), Anna Bandettini, Maria Grazia Gregori, Renato Palazzi e Carlo Maria Pensa ha proposto una terna di giovani interpreti tra cui scegliere.

Il premio ufficiale è stato assegnato a Galatea Ranzi. Il suo nome si aggiunge così alle attrici premiate nelle precedenti edizioni tra cui Mariangela Melato, Franca Valeri, Ilaria Occhini, Maddalena Crippa, Alida Valli, Anna Proclemer, Milena Vukotic, Rossella Falk, Elisabetta Pozzi, Laura Marinoni, Anna Bonaiuto, Maria Paiato e Federica Fracassi.

La premiazione si è svolta al Piccolo Teatro Grassi di Via Rovello a Milano, lunedì 29 ottobre alle ore 19.00.

Motivazioni della giuria:

Quest'anno, premiando Marta Cuscunà come attrice emergente, la giuria ha scelto di giocare sul tempo, individuando in anticipo quella che è destinata a diventare una delle sicure protagoniste della stagione. Ha infatti debuttato in una data molto recente - lo scorso 31 agosto, al festival B.motion di Bassano del Grappa - il suo nuovo spettacolo La semplicità ingannata: ma non occorre avere un particolare talento profetico per prevedere che il lavoro avrà vita lunga e incontrerà i più ampi favori del pubblico.
In realtà, etichettare Marta Cuscunà come attrice emergente è per certi aspetti limitante: in primo luogo perché non è solo un'attrice, ma anche l'autrice dei propri testi, già considerata autorevole innovatrice del particolare ambito teatrale in cui si muove, quello del teatro-narrazione, di cui ha ampliato i confini inserendovi il vivace uso di burattini e pupazzi. E poi perché non è propriamente un'emergente, visto che il suo precedente spettacolo, E' bello vivere liberi, l'ha già vista incessantemente sulla breccia per un paio d'anni, richiesta e applaudita in tanti teatri italiani e stranieri.
Nata a Monfalcone, si è accostata non a caso al teatro grazie a un laboratorio promosso dal Comune, che l'ha immediatamente proiettata nelle dinamiche dei rapporti tra spettacolo e società. La scoperta del teatro di figura è avvenuta invece a Barcellona, grazie soprattutto all'intervento di Joan Blexis, il direttore del Teatro de la Claca, conosciuto grazie ai corsi di “Prima del Teatro”, Scuola Europea per l'Arte dell'Attore. Marta ha lavorato con la storica compagnia catalana nel 2006, partecipando a uno spettacolo ispirato ai pupazzi di Mirò, e poi ancora tre anni dopo, a testimonianza di una sintonia non occasionale.
Sul fronte italiano, ha probabilmente influito l'incontro con Giuliana Musso, attrice-drammaturga impegnata in un teatro a forte vocazione “civile”: nel 2007 è stata fra le protagoniste di Indemoniate, un testo della Musso su un fenomeno di isteria collettiva che a fine Ottocento colpì le donne di un paese friulano.
Nel 2009 ha realizzato lo spettacolo che le ha dato attenzione nazionale, E' bello vivere liberi!, ispirato alla biografia della staffetta partigiana Ondina Peteani, attiva nella zona di Monfalcone e sopravvissuta ad Auschwitz: un lavoro dal fresco taglio popolare, grazie anche all'utilizzo dei tradizionali burattini a guanto, e dalla forte ispirazione storico-politica, in controtendenza rispetto a gusti e orientamenti generazionali. Vincitore del premio Scenario per Ustica, questo appassionato monologo ha segnato l'inizio di un percorso nei vari tipi di resistenza femminile. 
La sua nuova proposta, La semplicità ingannata, prende infatti le mosse dall'antica usanza famigliare di costringere le figlie meno facili da accasare a intraprendere la via del convento, per risparmiare sulla dote, e dalla vicenda di un gruppo di clarisse udinesi del Cinquecento, che reagirono trasformando il monastero in un vivace centro di cultura e di libero pensiero, arrivando a sfidare apertamente le autorità ecclesiastiche.
In questa satira pungente, applauditissima dal pubblico delle prime repliche, la giovane Marta dimostra, oltre a una lucida capacità di costruzione del racconto, un ulteriore affinamento delle sue qualità interpretative: aiutandosi con sei “pupazze” e con la testa minacciosa di un vescovo sfoggia qui un trascinante estro mimetico nel dare voce e identità a tutti i personaggi, i padri avari, le monache ribelli, i loro oppositori, creando da sola un variegato affresco su un episodio interessante e poco conosciuto.

La giuria: Magda Poli (Presidente), Anna Bandettini, Maria Grazia Gregori, Renato Palazzi e Carlo Maria Pensa 



Articolo sul Corriere della Sera


Pubblicato nella sezione Spettacoli del Corriere della Sera il 31 dicembre 2012: 
ottimo auspicio per il nuovo anno!

EMERGENTI DA LUCIA CALAMARO (PREMIO UBU) A MARTA CUSCUNÀ VINCITRICE DEL DUSE: ALLA RIBALTA UNA SCHIERA DI AUTRICI «IMPEGNATE»

Le donne del teatro

Registe e attrici, nuovi talenti sul palco «Basta classici, raccontiamo l'Italia vera»

A farla conoscere al grande pubblico è stata Ondina Peteani, la staffetta partigiana al centro del suo primo spettacolo, È bello vivere liberi (vincitore del premio Scenario per Ustica nel 2009). Con La semplicità ingannata. Satira per attrice e pupazze sul lusso d'esser donne, liberamente ispirato alle vicende delle Clarisse di Udine, Marta Cuscunà, classe 1982, autrice e regista, menzione speciale come attrice emergente al Premio Duse 2012, ha aggiunto un nuovo capitolo al suo percorso di indagine sulle resistenze femminili raccontando la monacazione forzata nel Cinquecento, antica usanza famigliare di costringere le figlie più difficili da accasare a intraprendere la via del convento, per risparmiare sulla dote. «Oggi c'è un bisogno estremo di parlare di resistenze femminili ? spiega ? perché nella nostra società la figura femminile è al centro di molte contraddizioni: da un lato servono le quote rosa per garantire la presenza minima delle donne in politica; dall'altro proprio le donne sono al centro della vita mediatica in quanto merce di scambio tra politici e imprenditori corrotti...». Marta appartiene alla schiera delle «artigiane» che il teatro lo scrivono, dirigono e interpretano intrecciando drammaturgia e memoria, impegno e politica, ragione e sentimento. Niente Shakespeare o Pirandello. Di loro si parla poco, almeno fino a quando non arriva un premio. Come è successo a Lucia Calamaro, autrice attrice e regista di L'origine del mondo, spettacolo che ha trionfato agli Ubu, gli Oscar del teatro, aggiudicandosi il premio come Migliore novità italiana e l'accoppiata Miglior attrice protagonista (Anna Deflorian) e non protagonista (Federica Santoro). Una mise en scène sul dolore che spesso abita gli ambienti domestici coi loro complicati rapporti. Materia per la quale ha preso spunto dalla sua autobiografia («mia madre è morta di Alzheimer a 56 anni, mio padre era un diplomatico che si è risposato dimenticandosi dei figli») che, dice, «ha finito inevitabilmente con l'incidere sui temi della mia scrittura».Punta invece all'esplorazione del rapporto tra memoria e drammaturgia contemporanea il lavoro di ricerca della vincitrice del premio Hystrio 2012, Veronica Cruciani. Dalle Nozze di Antigone, scritto per lei da Ascanio Celestini nel 2003, ai drammi del presente (Il ritorno, testo vincitore del Premio della Critica 2008 e finalista al Premio Ubu 2009, e La palestra), il suo teatro, spiega, «nasce dalla testimonianza diretta dei protagonisti delle storie che racconto: emigranti, anziani, lavoratori precari, operai delle fabbriche, adolescenti». L'intreccio tra storie individuali e storie «ufficiali», tra vissuti personali e poteri forti costituisce il fronte dell'indagine drammaturgica di Francesca Talozzi. Livornese, 49 anni, è autrice e regista di 1991. Il fatto non sussiste, dedicato alla collisione tra il traghetto Moby Prince e una petroliera dell'Agip: 140 vittime su 141 persone a bordo. Con Effetto collaterale aveva invece raccontato la vicenda del «talidomide», un farmaco somministrato negli anni 50 e 60 alle donne in gravidanza per controllarne gli stati d'ansia e l'insonnia, i cui effetti teratogeni causarono in tutto il mondo migliaia di casi di bambini affetti da focomelia.Nata come «favolante», Elisabetta Salvatori ha scelto poi l'impegno civile. Lo scorso 14 e 15 dicembre ha debuttato con Non c'è mai silenzio, orazione in memoria delle 32 vittime della strage di Viareggio. «Anche il palco di un teatro può servire a chiedere giustizia» sostiene. Prima, aveva raccontato la vita di Amos Paolo, resistente versiliese trucidato a 27 anni nel 1944 dalle SS (Il partigiano Amos), e i 560 morti, per la maggior parte donne, vecchi e bambini, massacrati dai soldati tedeschi nell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema il 12 agosto 1944 (Scalpicii sotto i platani). Di staffette e donne partigiane parla Voci di vento, la voce delle donne nella Resistenza in cui Marina Coli intreccia «il racconto con le testimonianze di quelle donne che hanno partecipato alla lotta clandestina». Nata a Bolzano nel 1962, Marina vive e lavora a Reggio Emilia dal 1997. In Ricevetti dei fiori oggi affronta il tema della violenza sulle donne, di cui l'Emilia, la sua regione, detiene il maggior numero di casi; per tentare invece di abbattere il muro dell'omertà mafiosa ha messo in scena Cosa vostra ? Le donne che sconfiggono la mafia, «un omaggio alle donne che hanno trovato il coraggio di ribellarsi alla criminalità organizzata, di non chiudersi nel dolore del lutto, capovolgendo la propria vita, fino, in alcuni casi, a perderla». Parla al femminile anche il teatro di Agnese Cornelio, che per La fame si è ispirata agli scritti e alla vita della filosofa Simone Weil, oltre ad aver curato la mise en espace di Anna Politkovskaja di Stefano Massini, mentre Paula Diogo ha firmato Rosa Lux, dove racconta la vita di Rosa Luxemburg, assassinata nel 1919 dopo aver partecipato alla Rivoluzione tedesca del 1918. 
Zangarini Laura
Pagina 37
(31 dicembre 2012) - Corriere della Sera

lunedì 3 settembre 2012

E' BELLO VIVERE LIBERI! ARRIVA IN COLOMBIA

E' BELLO VIVERE LIBERI! arriva a BARRANCABERMEJA, COLOMBIA!
Una cittadina dove la lotta per il petrolio e la violenza scandiscono ogni minuto ad eccezione del palcoscenico del festival Por La Paz, dove i ragazzi credono nel teatro e nell’arte come strumenti per tornare a “sentire”. “ragionare”, “vivere”: unico e specialissimo tentativo di normalizzare un paese in guerra continua. 
Dal 15 al 25 settembre 2012.
http://mattegomez.wix.com/segundofest-inter#!inicio/mainPage

sabato 1 settembre 2012

io lavoro qui!

Una crew di artisti e creativi italiani under 35. 
Ff è un progetto di Centrale Fies a sostegno della creazione contemporanea nato nel 2007. Dalla ideazione di una strategia di sviluppo dei progetti artistici alla vendita, passando per la gestione nanziaria, la produzione, la ricerca dei possibili partner, la distribuzione, la promozione, la comunicazione, in una struttura, essibile capace di prendere forme diverse a seconda delle esigenze. Un nuovo concetto di fare residenza e un modo speciale per sostenere la nuova generazione di artisti italiani. 





Centrale Fies di Dro, turbina di idee e arte



24 novembre 2012 di Paola Malcotti
Una centrale idroelettrica ancora parzialmente in funzione, una struttura nella quale si genera sempre più energia. Di tutti i tipi. L’elettricità, a Fies, si percepisce in modo netto, la si può toccare con mano, guardare, applaudire. Costruita agli inizi del ’900, la Centrale idroelettrica di Dro dal 2002 è diventata infatti un grande laboratorio per gli amanti del teatro, del cinema, della comunicazione e più in generale delle performing arts. Qui, grandi nomi del teatro mettono in scena ogni anno spettacoli studiati apposta per questo luogo, che si alternano a momenti di cultura varia, dalla lettura di poesie alla danza e alla musica.
Inserita in un ambiente naturale di grande pregio, sulle rive del Sarca, a pochi chilometri da Dro e circondata dalla frana delle Marocche, la Centrale è una delle più importanti testimonianze di archeologia industriale della regione, monumento storico meraviglioso e imponente, capace di caratterizzare l’intero territorio con la sua presenza.Trasformata da fabbrica di corrente elettrica a opificio di arte e idee, ha visto nel corso dei decenni la realizzazione di interventi architettonici esterni e interni ispirati al totale rispetto della struttura e della sua storia, pur mantenendo un occhio al contemporaneo. Il progetto di recupero e qualificazione ad uso culturale – curato dall’architetto Sergio Dellanna ed ispirato a criteri di economicità, essenzialità, risparmio energetico e innovazione – si contraddistingue come inedita esperienza di valorizzazione di un ambiente industriale parzialmente in disuso e della sua trasformazione in un centro di produzione, inserito oggi nei più aggiornati circuiti dello spettacolo, dell’arte e della cultura internazionale.Un innovativo esempio di salvaguardia, recupero e rinascita di un bene collettivo insomma, dove la produzione di emozioni e di cultura passa spesso anche attraverso nuove modalità. Tra turbine tuttora in funzione e spazi che hanno conservato i nomi delle vecchie sale macchine, sono stati ricavati un grande teatro e dei laboratori aperti alle più innovative tendenze artistiche: è così che i suggestivi spazi della Centrale, restaurati e resi agibili, con adeguate attrezzature audio e illuminotecniche, sono offerti ogni anno ad artisti e compagnie come luogo di lavoro esperimentazione.
Grazie all’attività del festival Drodesera, qualificata esperienza di spettacolo ideata e realizzata dalla cooperativa “Il Gaviale” e arrivata quest’anno alla sua 32a edizione, all’interno della Centrale nel corso degli anni e grazie al supporto della Provincia autonoma di Trento e di Hydro Dolomiti Enel, che ci hanno creduto fin da subito, hanno via via preso vita però anche altre importanti attività.
«Fare arte è un lavoro ma qui noi cerchiamo di farlo in modo diverso – dice Dino Sommadossi, direttore di Centrale Fies – come ad esempio mettendo a proprio agio gli artisti: sulla scia di quel che accade nel Nord Europa quattro appartamenti, ex alloggi di operai, sono stati trasformati in spartane foresterie, permettendo così lo sviluppo di un’intensa attività di residenza creativa…
fonte Paola Malcotti & read more @ giornale l’Adige di oggi, sabato 24 novembre 2012

giovedì 5 luglio 2012

E' bello vivere liberi! Il trailer



Per vedere il trailer clicca qui

La semplicità ingannata: frammenti da WE FOLK!

Per vedere alcune immagini dello studio de "La semplicità ingannata" andato in scena a WE FOLK! clicca qui

video-intervista su giovanifvg.it


MARTA CUSCUNA' PER LA MEGLIO GIOVENTU'


Ho incontrato Andrea Ciommiento, autore e reporter del portale GiovaniFvg.it 
che ha realizzato questa intervista. 
Mi ha chiesto di raccontare delle mie esperienze formative e professionali, 
del presente vicino e lontano alla nostra regione 
e di alcuni consigli per i ragazzi che si vogliono avvicinare al mondo del teatro.


venerdì 22 giugno 2012

Contatti

E' bello vivere liberi!
 La semplicità ingannata
The beat of Freedom
sono curati e distribuiti da Centrale Fies
per contatti: produzione@centralefies.it
fies@centralefies.it
tel: 0464 504700

lunedì 21 maggio 2012

progetto europeo YPAL - young performing arts lovers


Il mio lavoro artistico verrà presentato al progetto europeo: YPAL - young performing arts lovers.
Il progetto biennale e' finanziato dall'Unione Europea e aiuta giovani appassionati di performing arts a incontrarsi nei vari Paesi europei per assistere a spettacoli, festival e conferenze sul teatro e sulle arti performative. 
10 ragazzi under30 per ogni Paese.
Il prossimo incontro si svolgera' ad Amburgo dal 30 maggio al 3 giugno 2012. Il gruppo italiano organizzerà un workshop in cui presenterà 3 giovani artisti del nostro Paese....
Io sono una di questi insieme a Zerogrammi e Santasangre!
Il partner istituzionale di YPAL per l'Italia è il Festival delle Colline (TO).

venerdì 27 aprile 2012

noi la ricordiamo così:


Alma Vivoda: la maestra di Comunismo che ha saputo entusiasmare Ondina Peteani insegnandole l'amore per la Libertà e la forza del Femminismo