Ritratti fotografici di Marco Antonio Pani
Musso: «Noi indipendenti costretti a bussare invano alle porte»
Parla l’autrice-attrice impegnata in “Medea” con le colleghe Talliente e Cuscunà «Dobbiamo autoprodurci, a causa dei festival blindati e degli sprechi pubblici»
di Fabiana Dallavalle
Giuliana Musso, interprete di Sex machine (Premio Nazionale della Critica 2005), autrice incisiva e attrice valente, è di partenza. Il 14 settembre va in scena a Cagliari la mise en espace del “Progetto Medea”, di cui è regista e interprete e nel quale sono coinvolte anche tre delle nostre migliori attrici friulane: Aida Talliente, Marta Cuscunà e, per la ricerca musicale, Claudia Grimaz.
Se durante gli anni della sua formazione la Musso ha prediletto lo studio dell’improvvisazione comica, della maschera e della narrazione, dal 2001 si dedica esclusivamente a progetti di teatro d’indagine, firmando la drammaturgia degli spettacoli che porta in scena.
A chiederle a cosa è dovuta l’emigrazione in terra sarda, Giuliana risponde: «Senz’altro alla grave situazione di crisi vissuta nel teatro italiano. Se prima avevamo le briciole di quanti erano tutelati e protetti nei teatri stabili, ora non abbiamo nemmeno quelle. L’unico modo che ha un artista indipendente di continuare a lavorare è autoprodursi. Così stiamo facendo per Medea... Il teatro oggi è purtroppo lo specchio fedele dell’Italia. Una casta di privilegiati che troppo spesso sperperano il denaro pubblico in produzioni colossali, e poi gli altri, quelli che non sprecano un euro e che per vedersi produrre un progetto bussano a decine di porte che rimangono chiuse».
La Musso predilige i temi forti, qual è il percorso che la porta a costruire un testo? «Parto – afferma – da un argomento che mi interessa, lo studio, approfondisco attraverso la raccolta di testimonianze. A volte diventa teatro».
Come ne La fabbrica dei preti dove Giuliana, in abiti maschili, mette in scena l’educazione nei seminari negli anni Cinquanta. Nella ormai imminente stagione l’attrice vicentina, che ha casa a Udine, sarà presente nel circuito Ert. Poi sarà al Teatro dell’Elfo a Milano, che la vuole protagonista con la trilogia Tanti saluti, La fabbrica dei preti e Sex machine (144 le repliche già fatte).
Cos’è Progetto Medea? Dice Giuliana: «Due anni fa, prima della sua scomparsa, ho avuto l’autorizzazione di Christa Wolf di poter ispirarmi al suo romanzo per comporre un testo teatrale. Ho cercato co-produzioni rivolgendomi a teatri stabili e festival. Non ho ottenuto nulla. Ora, grazie a un’esperienza di residenza, in Sardegna, ho potuto gettare le basi di quello che spero diventi uno spettacolo da portare in teatro dalla prossima estate. Questo progetto, nato tre anni fa anche dall'incontro con Nicoletta Oscuro che mi ha fatto conoscere il romanzo della Wolf, ha già convinto uno straordinario gruppo di interpreti, i quali hanno aderito con entusiasmo accettando di condividere con me questa sfida artistica e produttiva che è totalmente sostenuta da noi artisti e da Aurora Aru di Progetti Carpe Diem».
Autoproduzione e nessun finanziamento pubblico, dunque. Oltre a Talliente, Cuscunà e Grimaz, fanno parte del progetto Oscar De Summa, Marco Cavicchioli, Nunzia Antonino, Andrea Macaluso, Igi Meggiorin e Chiara Figus: ensemble in campo per affrontare un testo dove per la prima volta Giuliana Musso si allontana dalla realtà contemporanea per indagare le radici attraverso il mito di Medea e delle dee madri.
«La drammaturgia racconta la fine delle società matriste e l'espulsione delle donne dalla leadership politica, ci dice che per salvarci non dobbiamo muoverci verso l’ignoto, ma immaginare il luogo da dove noi tutti siamo venuti e cercare la via del ritorno».
E conclude. «In Friuli, fino a un decennio, fa si girava tantissimo con gli spettacoli, estate compresa. La linfa vitale del teatro nutriva capillarmente, arrivava nella periferia, offrendo cultura, aggregazione, promuovendo il senso di comunità. Ora non è più così. Credo che si dovrebbero pensare nuove strategie di utilizzo delle risorse pubbliche e che il tempo dei festival blindati e degli sprechi sia davvero finito».